I bambini testimoni superstiti degli orrori perpetrati nel Darfur hanno disegnato quello che i loro occhi innocenti hanno visto fare agli altri bambini, alla gente dei loro villaggi. Si vedono uomini armati fino ai denti usare violenza, sparare su persone inermi che al massimo tentano di difendersi con il lancio di frecce. Hanno disegnato il loro genocido, uno sterminio etnico che ormai va avanti da diversi anni senza che nessuno riesca a fermarlo. 

 

Uno dei disegni

 

Quei disegni sono uno schiaffo alle nostre coscienze, all'Onu, ai governi occidentali, sempre pronti ad organizzare guerre ed a intervenire per accaparrarsi petrolio e risorse, ma disinteressati quando ci sono solo da salvare vite umane. Tanto quei bambini non contano, sono poveri, non spostano gli equilibri geopolitici, sono vite a perdere. Peccato per loro che hanno avuto la sfortuna di nascere in quelle terre. 

Non ci commoviamo neppure più, se non in casi straordinari quando la televisione, in un eccesso di ipocrita compassione, ci fa fa vedere qualche corpo emaciato o straziato. E ci scappa un: poverini!!!. 

Ma basterebbe guardare un attimo ai nostri figli. Quei bambini non sono come loro? Non hanno il diritto di vivere la loro infanzia nel gioco e nella serenità? Dovremmo rimanere scandalizzati da quelle ingiustizie e chiedere ai nostri governi di fare qualcosa. Prima di tutto bloccare il commercio internazionale delle armi. Il profitto dei mercanti di morte e dei loro intermediari (le banche armate) gronda di sangue. Invece  gli affari sono affari  e si continua a vendere armi in tutto il mondo (l'Italia ha un posto in prima fila), anche a quei governi violenti, come quello del Sudan, che li usano per operazioni di pulizia etnica.

Quanto ne guadagnerebbe l'umanità da una moratoria mondiale nella vendita delle armi e dalla ricoversione delle fabbriche che le producono? E' un sogno ad occhi aperti, ma come sarebbe bello se si realizzasse!!! 

sottoscrivi la cartolina su controlarms

 

ImageIl vero affare del ventunesimo secolo non sarà più il petrolio, quello che ancora viene definito oro nero, ma l'acqua, il nuovo oro blu. C'è una corsa da parte del privato ed in particolare delle grandi multinazionali ad accaparrarsi le risorse idriche ed a trasformarle in colossali macchine per fare profitti. Il tutto a spese delle popolazioni locali ed in particolare del Sud del mondo che, laddove i governi hanno riconosciuto le concessioni alle stesse multinazionali, sono costrette a subire condizioni molto esose per fruire di un bene che per sua natura è un bene comune fonte di vita, quindi collettivo e pubblico. Insomma i poveri che diventano sempre più poveri.

Anche da noi, però, le cose non vanno meglio. Il subentrare delle società per azioni, al posto degli enti locali, nella gestione delle risorse idriche ha comportato un aumento esponenziale del costo dell'acqua per i cittadini, senza peraltro ancora intravedere i benefici che i cultori della privatizzazione prospettavano. Ne sanno qualcosa le popolazioni di alcuni comuni, come Aprilia (Lazio), dove addirittura si stanno organizzando comitati civici per difendere i cittadini dalle salatissime bollette.

Se vogliamo restare in ambito strettamente locale, in questi giorni a Chiaravalle stanno arrivando le bollette So.Ri.Cal per l'anno 2005. Il rincaro è evidente, rispetto alla precedente annualità 2004. Come si può vedere da questo raffronto,

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il costo dell'acqua in un solo anno è aumentato di più del 50%, senza considerare che ancora non paghiamo l'imposta di depurazione. Tutto ciò nonostante che, all'indomani della sottoscrizione nell'anno 2003 della convenzione tra Regione Calabria e la stessa So.Ri.Cal, era stato dichiarato che le tariffe non sarebbero aumentate e che in molte zone della nostra cittadina la rete idrica è insufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione.

Forse non sono ancora le tariffe di altri posti d'Italia, ma l'aumento è irragionevole e sproporzionato.

L'acqua è un bene pubblico collettivo e come tale deve tornare ad essere gestito direttamente dagli Enti Locali, magari trovando forme consortili che migliorino l'efficienza e sicuramente combattendo gli sprechi e gli abusi. Non si può lasciare l'acqua in mano alle società per azioni che caricano i loro costi di gestione e i loro profitti sulle tasche dei cittadini. Come non è possibile privatizzare l'aria che respiriamo, non è possibile privatizzare l'acqua, bene primario, che deve rimanere in mani pubbliche e restare accessibile a tutti a tariffe sociali.

Il recente decreto Bersani ha escluso il settore dell'acqua dalle liberalizzazioni, ma nel testo dello stesso decreto sono rimaste alcune ambiguità che vanno rimosse, perchè l'acqua è di tutti. 

(Domenica, 29 luglio 2007) 

 

Sino al 24 luglio prossimo è possibile firmare per sostenere le proposte di referendum abrogativo di alcuni punti della legge elettorale vigente.

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Nella passata legislatura la maggioranza di centrodestra, quasi alla vigilia del voto, approvò la "famigerata" legge elettorale Calderoli. Si tratta della vera legge elettorale truffa della nostra storia repubblicana, definita dallo stesso ideatore una "porcata" e  ormai universalmente descritta come il "porcellum".

Nel 2006 siamo andati a votare per liste bloccate, senza avere la possibilità di scegliere il candidato che più ci rappresentava. Una legge fatta su misura per le segreterie dei partiti che hanno potuto inserire nelle liste persone di apparato e fedelissimi totalmente sganciati da qualsiasi rapporto con il territorio e con gli elettori. E' stato un voto al buio. Il cittadino è stato scippato della possibilità di valutare le proposte politiche di chi gli chiedeva il consenso, allontanandolo ancora di più dalle nomenclature partitiche. Se a ciò aggiungiamo l'opportunità che è stata data ai partiti di presentare candidature multiple, cioè gli stessi candidati in più collegi, opportunità che gli stessi partiti hanno colto a piene mani, il disatro per la democrazia è stato completo. Una legge sciagurata, che, tra l'altro, è sicuramente artefice del momento di incertezza poltica che il nostro paese sta vivendo.

Le proposte di referendum si prefiggono di eliminare alcune delle storture della legge elettorale vigente, una tra le tante proprio la possibilità delle candidature multiple. Ma l'aspetto principale è che, se si raccoglieranno le 500.000 firme necessarie, sarà lanciato un fortissimo stimolo e un monito al Parlamento perchè adotti una nuova legge, più rispondente alle esigenze democratiche di un paese moderno, più vicina ai cittadini e, oserei dire, anche più consona allo spirito della Costituzione Repubblicana.

Allora, per ridare voce ai cittadini, andiamo a firmare. Lo si può fare, oltre che nei banchetti appositamente allestiti dal Comitato Referendario, presso le segreterie di tutti i Comuni italiani.

(Sabato, 14 luglio 2007) 

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Chiaravalle Centrale

 

Ogni giorno giornali, tv, internet ci mettono in mostra un'Italia a due velocità. Quella del nord che corre, lavora, compete a livello internazionale. Quella del Sud continuamente in affanno e fanalino di coda ormai anche nel confronto con regioni europee che fino a qualche anno fa erano estremamente povere.

Ciò che sconforta di più di queste analisi sono le conseguenze che i cittadini meridionali sono costretti a pagare in termini di carenza di servizi, di livelli di reddito, insomma quella di essere cittadini di serie B.

Faccio due esempi. Lunedì sera la trasmissione televisiva di Rai 3, "W l'Italia in diretta", ha fatto il paragone tra il centro di cardiochirurgia pediatrica di Massa e quello di Bari. L'eccellenza da una parte, la precarietà dall'altra. E' emersa una realtà sconvolgente, sembrava che parlassero di due nazioni diverse, non di due città a poche centinaia di chilometri di distanza. Ci si chiede: come può esistere ed essere tollerata una cosa del genere? Non siamo tutti italiani?

Poi, il pensiero chiaramente va alle ultime vicende dell'Ospedale San Biagio di Chiaravalle Centrale: sale chirurgiche chiuse, interventi sospesi, cittadini in estremo disagio per il rifiuto di prestazioni sanitarie. Cittadini retrocessi in serie "C".

Un'indagine della fondazione Edison, anticipata dal Sole24Ore, intitolata "L'italia cresce solo a metà", ci dice che il reddito pro capite di sette regioni del centro nord è superiore del 25 % rispetto alla media dell'Unione Europea, mentre quello di quattro regioni del Sud (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) è inferiore del 25% rispetto alla media  Ue. Se facciamo bene i conti, ci rendiamo conto del baratro di sottosviluppo che ci separa dai nostri connazionali.

Al Sud non abbiamo le grandi industrie. Ma questa non è una buona giustificazione perchè anche nei settori che per noi dovrebbero essere trainanti, come il turismo, riusciamo a fare peggio della provincia di Bolzano.

Allora è necessaria una "santa indignazione"!!! 

Come cittadini paghiamo alto il prezzo di questi squilibri, non fosse altro che per una ragione di pura dignità sociale.

Come cittadini dovremmo cominciare a chiedere di più.

Come cittadini dovremmo pretendere che la nostra classe dirigente si occupi di più dei problemi reali della gente.

Come cittadini dovremmo fare ai politici domande diverse da quelle che abbiamo sempre fatto.

Come cittadini dovremmo chiedere, a chi  vuole candidarsi a ricoprire cariche di responsabilità, di impegnarsi sull'onore a migliorare le condizioni di vita delle persone ed a agire esclusivamente nell'interesse della collettività. A farsi da parte se poi non ci riesce.

Come cittadini dovremmo volere una Calabria migliore.

(Venerdì, 6 luglio 2007)

martedì, 02 maggio 2006

La democrazia porta con sè il principio della partecipazione politica e sociale. Oggi se, da un lato, c'è una fortissma richiesta di partecipazione, a volte anche non espressa, dall'altro, spesso, il potere tende a chiudere gli spazi di partecipazione, sopratutto, quando questi diventano scomodi.

Musica da ascoltare:
"Cara democrazia" di Ivano Fossati
"Lo scrutatore non votante" di Samuele Bersani

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adotta un bambino a distanza

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CHIESA EVANGELICA VALDESE


 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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