Mi permetto di fare alcune considerazioni sull'attualità politica. Ritengo che Mattarella ha fatto la migliore scelta rispetto ai tempi che corriamo e alla situazione che ha avuto davanti. Spero chiaramente per il bene di noi tutti che il nuovo governo Draghi possa essere all'altezza della situazione. Per quanto riguarda le obiezioni che molti muovono, se ricordo bene, siamo una repubblica parlamentare e, infatti, Draghi ha chiesto e ottenuto la fiducia in Parlamento tant'è che alcune forze politiche e componenti di partiti e movimenti hanno ritenuto bene di andare all'opposizione. Qualcuno ancora continua a sostenere che né premier né governo sono stati "eletti, ma la nostra Costituzione non prevede l'elezione del Governo, ma quella del Parlamento. Ci sono illustri precedenti, non da ultimi il governo Renzi e i due governi Conte. Nessuno ha eletto Conte, Casalino o Arcuri, ma hanno legittimamente governato. Anzi lo stesso Conte ha pensato bene di fare una rapida giravolta dal governo "gialloverde" a quello "giallorosso" per poi, con l'acqua alla gola, provare a raccattare dei "responsabili" all'interno del Parlamento. Non dimentichiamo che Conte è lo stesso che ha "firmato" i "decreti sicurezza" e ha fatto finta di niente quando le nostre navi militari, ripeto le nostre navi militari, sono rimaste bloccate in mare per diversi giorni solo perché a bordo c'erano dei migranti che non si voleva fare sbarcare. E' lo stesso che nei primi giorni della pandemia ha fatto percorrere la penisola in lungo e in largo da mezzi dell'esercito russo senza che nessuno ne conoscesse le motivazioni o sia adesso al corrente delle informazioni che i militari di Putin abbiano potuto raccogliere. Ingenuità, causata dall'emergenza sanitaria? Sarebbe ancora peggio di una scelta premeditata. Potrei andare avanti, ma questo per dire che quando si prende in considerazione un'esperienza politica, la si deve guardare nel complesso dei fatti e delle azioni di governo non dallo "stile" e dall'immagine che un personaggio è riuscito a "costruirsi".

(Sabato, 20 febbraio 2021)

Referendum costituzionale del 20 e 21 settembre 2020. L'appello al NO di Peacelink

Le dieci ragioni del nostro NO in difesa della Costituzione

Non crediamo nei finti risparmi che nascondono gli enormi sprechi della spesa militare e del finanziamento delle milizie libiche per deportare migranti

Perché sosteniamo il NO al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari 


1 - Perché difendo la Costituzione;
2 - perché credo nella democrazia Parlamentare;
3- perché un Parlamento mutilato è più esposto alle pressioni delle lobby e ai diktat delle segreterie di partito;
4 - perché, con questa riforma, alcune regioni saranno rappresentate da un numero di senatori inferiore a quello dei senatori a vita, mentre le regioni a statuto speciale avranno più senatori delle altre, con una popolazione maggiore;
5 - perché non credo nei finti risparmi populisti, che nascondono gli enormi sprechi della spesa militare e del finanziamento delle milizie libiche per deportare migranti;
6 - perché un Parlamento mutilato non è più efficiente: è più manipolabile;
7 - perché non mi faccio imbrogliare dalle consorterie di partito, che vorrebbero governare senza il Parlamento tra i piedi;
8 - perché voglio un Parlamento di rappresentanti dei cittadini e non di rappresentanti dei partiti;
9 - perché, in un Parlamento mutilato, la mia voce, come quella di chi non è organico al potere, sarà più debole;
10 - per non dare attuazione ai piani eversivi della P2.

Firme

Giacomo Alessandroni

Rosy Battaglia

Maurizio Bolognetti

Alessandro Cannavale

Paola Casella

Chiara Castellani

Adriana De Mitri

Rossana De Simone

Marco Francesco Doria

Fulvia Gravame

Carlo Gubitosa

Francesco Iannuzzelli

Gianfranco Mammone

Alessandro Marescotti

Antonella Marrone

Annamaria Moschetti

Antonella Recchia

Milena Rossi

(Giovedì, 10 settembre 2020)

Il cosiddetto "decreto sicurezza bis", nella settimana che si apre domani, andrà in votazione al Senato. Se dovesse essere approvato in via definitiva, sarà scritta un'altra pagina buia della nostra storia repubblicana, e si darà vita ad un obbrobrio e ad un mostro giuridico. Cosa possiamo fare noi? Non restare inerti. Opporci nella vita di ogni giorno, quando parliamo con le persone e percepiamo un chiaro sentimento di avversità intorno a noi perchè in questo momento, è inutile nascondercelo, siamo avvolti in un clima sociale torbido ed è questa la mentalità corrente, ma anche partecipare e diffondere i semi di resistenza che comunque, per fortuna, sono presenti. Come dice la parabola evangelica, Matteo 13,24-30, non si può estirpare subito la zizzania dal campo di grano. Dobbiamo accettare che crescano insieme, ma nello stesso tempo sperare e operare affinchè il grano cresca più forte e solido della zizzania e del male.

(Domenica, 4 agosto 2019)

Il 28 ottobre 1922 un manipolo di fascisti armati (sottolineo armati) marciarono su Roma e il re fellone Vittorio Emanuele III consegnò il potere a Benito Mussolini. Fu l'inizio di un regime liberticida, corrotto e criminale che ci condusse alle leggi razziali, alla deportazione e all'assassinio nei campi di concentramento nazifascisti di milioni di esseri umani, alla seconda guerra mondiale, alla distruzione e alla riduzione in miseria dell'Italia. Altro che patrioti, i Patrioti sono stati quelli che hanno resistito, quelli che si sono opposti al costo delle loro stesse vite. I Patrioti sono quelli che ancora oggi resistono e si oppongono alla deriva fascista e razzista che sta attraversando il nostro Paese, quelli che resistono nella difesa della Costituzione e contro ogni mafia e violenza.

(Domenica, 10 settembre 2017)

Il mare non è nostro

IL NO AI MIGRANTI: UN GENOCIDIO

I migranti sono un popolo. Europa ed Italia non si accorgono che stanno compiendo un crimine, si chiama genocidio

Dopo il voto del 2 agosto del Parlamento italiano in favore dell’invio di navi da guerra nelle acque libiche per assistere la Guardia costiera della Libia a intercettare migranti e rifugiati e a riportarli a terra, la vicedirettrice di Amnesty International per l’Europa Gauri Van Gulik ha rilasciato questa dichiarazione:

“Oggi le autorità italiane hanno dimostrato che considerano più importante tenere migranti e rifugiati alla larga dalle loro coste piuttosto che proteggere le loro vite e la loro incolumità. Facilitare l’intercettamento e il ritorno in Libia di migranti e rifugiati significherà destinarli ai centri di detenzione del Paese, dove quasi certamente saranno esposti al rischio di subire torture, stupri e anche di essere uccisi. Il voto di oggi potrebbe rendere le autorità italiane complici di quest’orrore.

La denuncia di Amnesty International

“L’Italia, insieme agli altri Stati membri dell’Unione Europea, dovrebbe dedicarsi ad aumentare le operazioni di ricerca e soccorso. Invece, ha scelto di abdicare alle sue responsabilità e di mettere in pericolo le stesse persone che afferma di voler salvare, fornendo addirittura copertura e sostegno militare alla Guardia costiera libica, il cui operato violento e incosciente è stato più volte documentato, anche da Amnesty International.

“L’Italia, inoltre, col sostegno dell’Unione Europea, ha introdotto ostacoli alla capacità delle Organizzazioni Non Governative di salvare persone in mare, dimostrando come il suo approccio complessivo sia errato.

“Questa non è la risposta alla crisi umanitaria in atto nel Mediterraneo centrale, bensì la ricetta per altre sofferenze. Ogni forma di cooperazione con le autorità libiche dovrebbe dare priorità a monitorare il loro comportamento in tema di violazioni dei diritti umani e ad accertare le responsabilità per quelle commesse. Dovrebbe inoltre essere condizionata a un verificabile impegno delle autorità libiche a migliorare le condizioni dei rifugiati e dei migranti in Libia”.

Il giro di vite del governo

Nella stessa occasione il blog di Daniele Barbieri pubblicava il 4 agosto questo commento di Benigno Moi:

La Procura di Trapani ha aspettato solo un giorno. Il 31 luglio il ministero dell’Interno impone alle Organizzazioni Non Governative che operano nel salvataggio a mare nelle acque di fronte alla Libia di firmare il “Codice di condotta” che regolamenta, in 13 punti, le attività di salvataggio nel Mediterraneo.

La maggioranza delle ONG, fra cui Medici senza frontiere (Premio Nobel per la Pace 1999) dichiarano di non accettare molti dei punti contenuti nel codice e non firmano. Il ministero di Marco Minniti nel comunicato emesso alla fine dell’incontro con le ONG dichiara, fra l’altro: «l’aver rifiutato l’accettazione e la firma pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse».

La “Iuventa” sequestrata

Il 2 agosto la Procura di Trapani mette sotto sequestro giudiziario l’imbarcazione “Iuventa”, dell’organizzazione tedesca Jugend Rettet, impegnata da mesi nell’attività di soccorso davanti alle coste della Libia e fatta conoscere agli italiani da un servizio della trasmissione RAI 2 di Enrico Lucci e Valentina Petrini, «NEMO, nessuno escluso».

Tutto questo nonostante che i più alti gradi della Marina militare, della Guardia costiera e della Guardia di finanza escludano che siano mai emerse prove di rapporti tra ONG e trafficanti, sottolineando anzi la piena collaborazione in quel tratto di mare tra organismi di coordinamento, imbarcazioni statuali e navi delle associazioni umanitarie. Anche la magistratura siciliana, nel corso delle audizioni, ha riconosciuto la sostanziale correttezza delle ONG.

Quali sono allora le ragioni vere del “giro di vite” voluto dal governo italiano e dalla Comunità europea nei confronti delle ONG? Non si tratta solo di farsi dettare l’agenda dal populismo delle destre xenofobe, non si tratta solo del tentativo di forzare il coinvolgimento degli Stati di appartenenza delle stesse ONG, come sembrerebbe indicare uno dei 13 punti del Codice. Di fatto siamo di fronte a qualcosa di più profondo, che va ad incidere su alcuni dei princìpi che davamo per acquisiti e scontati, e su cui si pensava si dovesse riconoscere la nostra civiltà giuridica e morale.

Come è stato detto, “indurre a sospettare che il bene possibile, rappresentato da un’attività umanitaria, possa rivelarsi un male contagioso – i soccorritori alleati ai carnefici – contribuisce potentemente a ridurre in macerie princìpi fondamentali”. E si mette in discussione il valore della cosiddetta legge del mare, «quell’obbligo-diritto-dovere al soccorso e al salvataggio come valore irrinunciabile». Ma non solo: «È da un ventennio almeno che si assiste a forme di pressione sulle organizzazioni non governative da parte di diversi livelli istituzionali – europei, nazionali e internazionali – affinché il Diritto internazionale dei diritti umani venga ricondotto all’interno delle compatibilità politiche di Stati e governi».

È dalla “guerra umanitaria” del Kosovo, infatti, che comincia questa tendenza che ha come obiettivo quello di far perdere progressivamente alle ONG le loro caratteristiche di base quali l’indipendenza e la neutralità, valori fondativi in coerenza anche con le Convenzioni internazionali che regolano queste attività.

Ed è sconfortante l’unanimità, o quasi, con cui la stampa affronta la questione delle operazioni di salvataggio, agendo da megafono acritico dei peggiori luoghi comuni, delle accuse leghiste o di qualche giudice voglioso di protagonismo che poi ammette di non avere alcuna prova per le sue accuse. Non chiedendosi da dove stiano fuggendo le persone soccorse in mare e trovando la soluzione nel riconsegnarle a pseudo governi libici (quale Libia?) più o meno riconosciuti dai governi occidentali, scopertamente complici dei veri trafficanti.

Che se poi, a volerci ragionare un po’ con la mente serena, dovessimo fare una graduatoria degli “autori delle nefandezze” coinvolti nel fenomeno delle migrazioni, dovremmo mettere: le multinazionali che impoveriscono e avvelenano i Paesi di partenza dei profughi; la Banca Mondiale che strozza col debito i Paesi del “Terzo Mondo”; i produttori/venditori/utilizzatori delle armi che restano il motore della nostra economia; i dittatori grandi e piccoli che lasciamo a governare per conto dei nostri affari quei Paesi, dove esportiamo i nostri rifiuti; i bravi cittadini europei che vanno in Africa, Asia e Sudamerica in cerca di ragazzini/ragazzine… siamo proprio certi che fra tutti i soggetti coinvolti in questa inumana catena, collocheremmo proprio gli scafisti nel gradino più basso? Sono l’ultimo anello, arrivano quando l’unica operazione possibile è strapparli ai lager, danno quella speranza – o illusione di speranza – che invece dovrebbe essere assicurata con i canali ufficiali di accoglienza. Lo fanno per soldi, come lo facevano le mammane quando l’aborto era illegale. Figure che spariscono quando si elimina la domanda.

(Pubblicato su chiesadituttichiesadeipoveri)

(Lunedì, 7 agosto 2017)

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adotta un bambino a distanza

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Leo Baeck

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Un capitolo della storia ebraica

I farisei sono un capitolo importante della storia ebraica. Hanno avuto un ruolo fondamentale soprattutto dopo la distruzione del secondo tempio. In questo libro se ne traccia una breve storia. (27 giugno 2023)

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