Le ultime provocazioni di Caruso e Bossi sono veramente preoccupanti e denotano un altissimo tasso alto di irresponsabilità in coloro che le hanno pronunciate.

               Andiamo con ordine, Francesco Caruso ha dichiarato giorni fa che Tiziano Treu e Marco Biagi sono degli assassini perché “le loro leggi hanno armato le mani dei padroni, per permettere loro di precarizzare e sfruttare con maggior intensità la forza-lavoro e incrementare in tal modo i loro profitti, a discapito della qualità e della sicurezza del lavoro".

Immagine da www.camera.it

 

 Va anzitutto precisato che Marco Biagi non è autore di alcuna legge sul lavoro. La famosa legge 30 del 2003, che va intestata piuttosto all’allora ministro del Welfare Roberto Maroni, ha fatto proprie solo alcune indicazioni del libro bianco sul mercato del lavoro del 2001, questo si coordinato da Marco Biagi, senza peraltro riprenderne per intero i contenuti.

Aldilà però della paternità dei provvedimenti legislativi, nessuna legge, tantomeno Tiziano Treu e Marco Biagi, autorizza gli imprenditori ad assumere in nero per risparmiare anche sui costi della sicurezza. Anzi, tutte le norme più recenti hanno introdotto regole sempre più stringenti e sanzioni sempre più pesanti per migliorare pure la sicurezza sui luoghi di lavoro. Molto va ancora fatto, soprattutto sul lato dei controlli, ma è assolutamente fuorviante e moralmente indecente accusare addirittura di omicidio due persone assolutamente limpide, una delle quali ha pagato con la vita per il suo impegno professionale.

               E’ come se di fronte a qualsiasi reato o atto contrario alla legge non andassimo alla ricerca dell’autore del comportamento, ma radicassimo la responsabilità altrove. Assumere in nero e senza rispettare le norme in materia di sicurezza è contro la legge ed è un atto criminoso, ancora di più se mette a rischio l’incolumità del lavoratore. Morire di lavoro è una cosa assurda e che non dovrebbe assolutamente avvenire, è un tributo che niente e nessuno deve imporre di pagare ai lavoratori e alle loro famiglie.  Chi se ne rende effettivamente responsabile deve risponderne con severità.  

Ma le frasi di Caruso sono socialmente pericolose perché in grado di accendere l’odio sociale e di scatenare reazioni e scenari imprevedibili. Una persona che adotta un simile linguaggio, al pari di altri soggetti inquisiti e condannati per i reati più vari, non dovrebbe stare in Parlamento.

Umberto Bossi la scorsa settimana ha quasi proclamato lo sciopero fiscale, addirittura sostenendo che le popolazioni del nord sono ridotte in schiavitù da Roma. Meno male che la Lega non rappresenta tutto il Nord, ma un brivido alla schiena viene solo a pensare che tali soggetti sono stati al governo del paese. E’ la dimostrazione del puro egoismo che domina alcune formazioni politiche interessate a coltivare i propri orticelli senza alcun senso del bene comune, orientati esclusivamente a proteggere le enclavi del loro consenso elettorale che si fonda sulla negazione del principio della convivenza e sulla paura di tutto ciò che viene ritenuto diverso e ostile al loro “stile” di vita e ai loro interessi (compreso i migranti e gli omosessuali). Il signor Bossi ignora che uno Stato democratico si fonda sulla solidarietà tra le diverse parti del territorio nazionale, sulla partecipazione, attraverso le tasse e le imposte commisurate al reddito e al patrimonio, di ogni cittadino alle spese del Paese. Il signor Bossi dimentica che con le tasse e le imposte sono finanziate la sanità, l’istruzione, la giustizia e la sicurezza di tutti noi.

Immagine da www.repubblica.it

 

Lo sciopero fiscale è un puro e incosciente invito all’evasione fiscale, a scardinare le regole del convivere civile all’interno della comunità italiana. Già la comunità e lo Stato Italiano per il signor Bossi sono come fumo negli occhi.  

Allora non ho che da proporre a lui e a tutti i parlamentari della Lega di rinunciare, per coerenza, alle laute indennità elargite da uno Stato che non riconoscono come il loro ed al cui pagamento contribuiscono tutti i cittadini, tanto quelli del Sud che quelli del Nord. Che se le facciano pagare dal parlamento padano!                                                  

(Lunedì, 20 agosto 2007) 

 

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