L’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace

Carissimi,
il prossimo 1° settembre ricorrerà la 7a Giornata per la Salvaguardia del Creato, quest’anno

dedicata al tema (che ci viene consegnato per tutto il mese di settembre)“Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra”.

La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e la Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo ci ricordano che questo appuntamento dovrà essere anzitutto occasione di lode e riconciliazione, con una particolare attenzione per “le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali”, laddove “la riconciliazione parte da un cuore che riconosce innanzitutto le proprie ferite e vuole sanarle, con la grazia del Signore, nella conversione e nel gesto gratuito della confessione sacramentale”. Tracciando le linee di questa “storia di guarigione e responsabilità”, siamo chiamati a “riportare il cuore della nostra gente dentro il cuore stesso di Dio”, educando all’alleanza tra l’uomo e la terra e ravvivando la “coscienza di una universale fraternità” (cfr. Messaggio per la 7a Giornata per la Salvaguardia del Creato).

Anche le nostre comunità ecclesiali debbono sapersi fare “custodi della terra”, dunque presenze vigilanti affinché il territorio sia vissuto come un bene comune, promuovendo una pastorale “che ci faccia recuperare il senso del «noi» nella sua relazione alla terra, in una saggia azione educativa”. In questa stagione di incendi (perché, ad esempio, non cominciare a sensibilizzare i nostri fedeli su certe modalità di “ripulitura” dei fondi agricoli?), di abuso degli spazi naturali, di inquinamento acustico, in questa stagione in cui la nostra terra viene più voracemente consumata, riusciamo a suggerire ai nostri fratelli nella fede di farsi testimoni di un legame diverso con l’ambiente e il territorio?

Il consumo di suolo, il rapporto tra ambiente e salute, il rapporto tra la terra e le comunità che la abitano: sono alcuni approfondimenti cui indirizza il Messaggio di questa 7a Giornata per la Salvaguardia del Creato, che vi invitiamo a leggere per intero, anche perché gli argomenti di cui sopra, richiedono una riflessione permanente, non potendosi certo esaurire nelle celebrazioni di una sola giornata. Sono, a ben vedere, temi a noi molto vicini. Pensiamo soltanto al consumo di suolo: anche nei comuni della nostra diocesi assistiamo alla “crescente spinta da parte di privati cittadini a mettere a valore porzioni del territorio per propri scopi, siano questi la soddisfazione di bisogni o l’acquisizione di un profitto”. Ci siamo mai interrogati circa l’aderenza di questi fenomeni a quel modello di alleanza tra l’uomo e la creazione cui ci richiama il Messaggio? I laici delle nostre comunità sanno farsi interlocutori autorevoli delle istituzioni locali circa le scelte nella gestione del suolo, per portare anche nel contesto civile il seme della vita buona del Vangelo?

Per un “concreto e fedele impegno di guarigione dell’ambiente calpestato” ci viene chiesta la sollecitudine dell’annuncio (catechesi bibliche, momenti di preghiera, attività di pastorale giovanile, incontri culturali), ma altresì il coraggio della denuncia “di ciò che viola per avidità la sacralità della vita e il dono della terra”. Le nostre parrocchie sanno essere voce critica di quelle prassi che offendono l’ambiente e il territorio? Hanno parole per promuovere concretamente stili di vita improntati a maggiore sobrietà e spirito di condivisione, quale ad esempio la raccolta differenziata dei rifiuti? Le nostre comunità ecclesiali sono capaci di raccontare la propria terra, facendosi carico delle sue ferite, anche le più violente?

Nel 1996, a Tibhirine, in Algeria, sette monaci trappisti vennero sequestrati e barbaramente uccisi. Vivevano in un “grande edificio un po’ austero, ma caloroso e accogliente, costruito di fronte a uno dei più bei paesaggi del mondo: le palme, i mandarini, i roseti prendevano forma dinanzi alle montagne innevate dell’Atlante. Sorgenti, un’acqua chiara, irrigavano l’orto. C’erano anche uccelli, galline, degli asini, la vita. Alcuni uomini avevano scelto di installarsi in questo luogo lontano da tutto ma vicino all’essenziale, alla bellezza, al cielo, alle nuvole. (...) Occupati dai lavori della terra, davano ospitalità, insegnavano l’agricoltura ai loro vicini, e li curavano (...)”. Oggi, il monastero è vuoto. “E’ abitato solo dal vento che si è conquistato d’un soffio le stanze abbandonate”. Rimane il giardino, affidato al padre Jean-Marie Lassausse – il giardiniere di Tibhirine -, “perché di quella stupenda avventura umana e cristiana restasse vivo qualcosa non solo dello spirito ma anche della «carne», del tessuto di relazioni umane, di accoglienza, di amore per la terra e per i suoi abitanti, di dialogo di pace che i monaci di Tibhirine avevano saputo creare e intrattenere anno dopo anno” (cfr. “Il giardiniere di Tibhirine” di J.M. Lassausse, edizioni San Paolo). Ed è un giardino (in berbero appunto Tibhirine) che sana le ferite di una violenza feroce, nel segno di una riconciliazione esaltante e faticosa, che sa assumersi rischi e responsabilità. Perché anche la terra parla di noi e racconterà del nostro cuore di uomini in cammino con la sincerità dei suoi frutti.

Lodando il Signore per la bellezza del creato, ci ritroviamo accanto a voi nell’impegno di custodire e coltivare quanto ci è stato affidato, pronti a leggere i segni dei tempi con un cuore che ama e, perciò, può guarire.

Catanzaro, 4 agosto 2012

Vincenzo Bertolone

(La 7^ Giornata per la Salvaguardia del Creato, nella Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace, con la collaborazione della Commissione Diocesana per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, sarà celebrata sabato 1° settembre 2012 nel Santuario di Torre di Ruggiero alle 18,30 e in quello di Porto alle ore 17,30. Nell'anfiteatro del Santuario di Torre di Ruggiero, sempre sabato 1° settembre alle ore 21.00, sarà proiettato il film "Alla luce del sole", il film di Roberto Faenza che racconta la missione e il martirio a Palermo, nel quartiere di Brancaccio, di don Pino Puglisi).

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