La fede (ogni fede) richiede sempre un cambio di passo, una svolta verso la consapevolezza di far parte di unica grande e complessa famiglia umana.
Le differenze e la complessità sono solo ricchezze, non sono condizioni o presupposti per scartare chi non la pensa come noi.
Eppure, le fedi hanno da sempre avuto la loro eterogenesi dei fini nella separazione, nel segnare steccati che hanno generato e generano ancora esclusività e violenza: il mio dio è più grande del tuo e quindi tu non hai il diritto di pensare, e se non puoi pensare non puoi nemmeno respirare.
Se vissute nella gioia, le fedi non conducono mai all'odio, non inducono mai alla violenza, non uccidono mai la propria sorella o il proprio fratello.
(Lunedì, 28 marzo 2022)
Il problema è che l’ebreo Gesù non lo abbiamo ancora compreso bene. D’altronde, non lo hanno compreso i suoi fratelli degli anni trenta del primo secolo, non lo hanno compreso i suoi discepoli se non per glorificarlo dopo la resurrezione. Non lo hanno compreso le chiese che pretendevano di “annunciarlo” attraverso il potere e le persecuzioni. Non lo hanno ancora capito le chiese ortodosse orientali che da anni combattono una guerra di posizione fratricida schierandosi con il potente di turno per avere soldi e influenza politica, anticipando di fatto l’invasione russa. Non lo hanno capito i cattolici e i puritani americani da sempre in prima linea nelle guerre ad ogni latitudine del mondo anche al “costo” di agitare “pistole fumanti” farlocche, non lo ha capito il “convertito” all’ortodossia e paranoico Putin che ha una paura smisurata di perdere il potere. Perché se riuscissimo a capire Gesù, sapremmo benissimo che non solo non si possono alzare le mani (armi) contro un altro uomo, ma già minacciare è un’offesa all’umanità. Quante cose potrebbero cambiare? Quanta felicità e vita, invece che il dolore e la morte?
(Sabato, 26 febbraio 2022)