Pubblico la lettera che Martin Luther King scrisse dal carcere di Birmingham il 16 aprile 1963, come risposta alla lettera aperta con la quale otto sacredoti bianchi avevano definito le sue dimostrazioni "imprudenti" e "intempestive". L'illustrazione è di Ron Hill e tratta dal libro "Martin Luther King" di Rufus Burrow Jr.

 

Miei cari colleghi sacerdoti,
mentre sono confinato nella prigione di Birmingham, sono qui a rispondere alle vostre recenti dichiarazioni secondo cui le mie attuali attività sono da considerarsi “avventate ed inopportune”. Raramente faccio passare del tempo per rispondere alle critiche sul mio lavoro e sulle mie idee. Se cercassi di rispondere a tutte le critiche che arrivano sul mio tavolo, le mie segretarie avrebbero poco tempo per dedicarsi all’altra corrispondenza della giornata ed io non avrei tempo per dedicarmi a qualcos’altro di costruttivo. Ma poiché sento che voi siete uomini di sincera e buona volontà e che le vostre critiche sono sinceramente costruttive, voglio provare a rispondere alle vostre osservazioni in quelli che spero siano termini pazienti e ragionevoli.

Io penso di dover indicare perché sono qui a Birmingham poiché siete stati influenzati dalla opinione per cui siete contro gli “stranieri che si intrufolano” (nel merito dei problemi di altri). Ho l’onore di servire come presidente della Southern Christian Leadership Conference, una organizzazione che opera in ogni stato del Sud, la cui sede principale è ad Atlanta in Georgia. Abbiamo circa ottantacinque organizzazioni affiliate per tutto il Sud ed una di loro è l’Alabama Christian Movement for Human Rights. Di frequente noi condividiamo con i nostri affiliati sia il personale di staff che le risorse educative e finanziarie. Diversi mesi fa l’affiliato di Birmingham ci chiese di essere pronti ad intervenire in un programma di azione diretta non-violenta se ce ne fosse stato bisogno. Abbiamo acconsentito prontamente e quando l’ora è venuta siamo stati pronti a tener fede alla nostra promessa. Così io, e diversi membri del mio staff, sono qui perché invitato, sono qui perché qui ho legami organizzativi

Ma in modo più basilare sono a Birmingham perché qui regna l’ingiustizia. Proprio come i profeti, già otto secoli prima di Cristo, che lasciarono i loro villaggi per portarsi lontano “così come disse il Signore” oltre i confini delle loro città natie, e così come l’Apostolo Paolo lasciò il suo villaggio di Tarso e portò il Vangelo di Gesù Cristo agli angoli più lontani del mondo greco-romano, così io sono stato costretto a portare la parola libertà oltre la mia propria città natale. Come Paolo devo costantemente rispondere alle chiamate di aiuti dei Macedoni. E inoltre sono cosciente delle interrelazioni tra tutte le comunità e gli stati. Non posso stare oziosamente seduto ad Atlanta e non essere preoccupato di quello che succede a Birmingham. L’ingiustizia, ovunque, è una minaccia alla giustizia ovunque. Siamo tenuti in una inevitabile rete di mutualità legati dallo stesso destino.

Ogni cosa che tocchi uno direttamente tocca tutti indirettamente. Mai potremo di nuovo permetterci di vivere con l’angusta, provinciale idea dell’"agitatore esterno”. Chiunque viva dentro gli Stati Uniti non può essere considerato un estraneo all’interno dei suoi confini.Voi deplorate le dimostrazioni che hanno avuto luogo a Birmingham. Ma le vostre argomentazioni, mi spiace dirlo, sbagliano ad esprimere una simile preoccupazione per le condizioni che portarono alle dimostrazioni. Sono sicuro che nessuno di voi vorrebbe rimanere soddisfatto con il superficiale tipo di analisi sociale che tratta semplicemente degli effetti senza preoccuparsi delle cause di fondo.

È stata una sfortuna che le dimostrazioni abbiano avuto luogo a Birmingham ma è anche più sfortunato il fatto che le strutture della potenza bianca della città abbiano lasciato senza alternative la comunità dei Negri. In ogni dimostrazione non-violenta ci sono quattro passi fondamentali: l’insieme dei fatti che dimostrano che l’ingiustizia esiste; la negoziazione; l’auto-purificazione e l’azione diretta. Noi abbiamo seguito tutti questi passi a Birmingham. Non possono esserci contraddizioni. Il fatto che l’ingiustizia razziale inghiottisce questa comunità. Birmingham è probabilmente la città più minuziosamente segregata negli Stati Uniti. Il suo brutto primato di brutalità è largamente diffuso. I Negri hanno avuto molta esperienza di trattamenti ingiusti nei tribunali. Ci sono stati più casi irrisolti di case e chiese di Negri fatte saltare in aria in Birmingham che in ogni altra città della nazione. Questi sono i duri e brutali fatti del caso. Sulla base di queste condizioni i leader Negri cercarono di negoziare con i capi della città. Ma questi ultimi rifiutarono coerentemente di impegnarsi in una buona/fiduciosa negoziazione.

Poi, nel settembre scorso, venne l’opportunità di parlare con i leader della comunità economica di Birmingham. Nel corso della negoziazione alcune promesse furono fatte dai commercianti, per esempio, di rimuovere dai magazzini quegli umilianti cartelli razziali. Sulla base di queste promesse, il reverendo Fred Shuttlesworth ed i leader dell’Alabama Christian Movement for Human Rights accondiscesero ad una moratoria di tutte le dimostrazioni. E nelle settimane e nei mesi successivi realizzammo di essere stati le vittime delle promesse tradite. Qualche cartello, tolto di sfuggita, fu rimesso; gli altri rimasero.

Come molti altri aspettammo di vedere Mr. Condor sconfitto ed a questo obiettivo abbiamo resistito a posporre e poi posporre. Avendo corrisposto aiuti in questa comunità bisognosa abbiamo sentito che il nostro programma di azione diretta non può essere rimandato oltre.

Potete ben chiedere:”Perché l’azione diretta? Perché i sit-in, marce e così via? Non è la negoziazione una strada migliore? Avete quasi ragione a chiedere una negoziazione. Infatti questo è il vero scopo dell’azione diretta. L’azione diretta non-violenta cerca di creare una crisi ed incoraggia una tensione che costringa, una comunità che è stata costantemente rifiutata al negoziato, a confrontarsi col problema. Essa cerca di drammatizzare così tanto il problema che non possa essere ignorato. La mia citazione della creazione della tensione come parte del lavoro di una resistenza non-violenta può suonare scioccante. Ma devo confessare che non ho paura della “tensione” del mondo. Ho seriamente opposto una tensione non-violenta ma c’è un tipo di tensione costruttiva non-violenta che è necessaria per la crescita. Così come Socrate sentì che era necessario creare una tensione nella mente perché gli individui potessero innalzarsi dalla schiavitù dei miti e delle mezze verità per il regno dei liberi di condurre analisi creative e valutazioni oggettive, così dobbiamo vedere la necessità della non-violenza di creare un tipo di tensione nella società che aiuterà gli uomini a sollevarsi dalla oscura profondità del pregiudizio e del razzismo alle maestose altezze della comprensione e della fratellanza. Lo scopo del nostro programma di azione diretta non-violenta è di creare una situazione di crisi che aprirà inevitabilmente la porta della negoziazione. Quindi concordo con voi nell’invocare un negoziato. Troppo a lungo la nostra adorata terra del Sud è stata impantanata nel tragico sforzo di sostenere un monologo anziché un dialogo.

Uno dei punti basilari delle vostre dichiarazioni è che l’azione tenuta da me e dai miei associati a Birmingham è inopportuna. Qualcuno ha chiesto:”Perché non date tempo alla nuova amministrazione comunale di agire?” La sola risposta che posso dare a questa domanda è che la nuova amministrazione di Birmingham deve essere spinta al problema quanto quella uscente prima che agisca. Abbiamo tristemente sbagliato se pensiamo che l’elezione di Albert Boutwell come sindaco possa portare il millennio a Birmingham. Mentre il signor Boutwell è una persona molto più gentile del signor Condor, sono entrambi segregazionisti, dedicati al mantenimento dello status quo. Ho sperato che il signor Boutwell fosse sufficientemente ragionevole da vedere futile una resistenza di massa alla disegregazione. Ma non vede senza la pressione dei sostenitori dei diritti civili.

Amici miei, devo dirvi che non abbiamo fatto un singolo profitto nei diritti civili senza una determinata, legale e non-violenta pressione. Doloroso è un fatto storico per cui gruppi privilegiati raramente rinunciano volontariamente ai loro privilegi. Gli individui possono vedere la luce della morale e volontariamente possono cambiare il loro ingiusto comportamento; ma come Reinhold Niebuhr ci ha ricordato, i gruppi tendono ad essere più immorali degli individui. (Per dirla in un altro modo … la vita è un morso che nessuno ti vuol far dare su quello che tiene … P. Daniele) Sappiamo attraverso dolorose esperienze che la libertà non è mai data volontariamente dall’oppressore; deve essere chiesta dall’oppresso. Mi sono appena impegnato in una lotta ad azione diretta che era ben programmata nell’ottica di coloro che non hanno sofferto eccessivamente della malattia della segregazione. Per anni ho sentito la parola “aspetta!”. Suona nell’orecchio di ogni Negro con acuta familiarità. Questo “aspetta” ha molto spesso voluto significare “mai”. Dobbiamo venire a vedere con uno dei nostri eminenti giuristi che “la giustizia troppo a lungo ritardata è giustizia negata.”

Abbiamo aspettato per oltre 340 anni per i nostri diritti costituzionali e dati da Dio. Le nazioni africane ed asiatiche si stanno muovendo con velocità supersonica verso l’acquisizione dell’indipendenza politica. Ma noi avanziamo ancora pian pianino col passo “del cavallo e del coniglio” verso il guadagno di una tazza di caffè allo sportello del self-service. Forse è facile per quelli che non hanno mai provato la puntura della freccetta della segregazione dire “aspetta”. Ma quando avete visto la calca cattiva linciare le vostre madri ed i vostri padri per volontà e affogare le vostre sorelle e i vostri fratelli per capriccio; quando avete visto poliziotti pieni d’odio maledire, dare calci e spesso uccidere i vostri fratelli e le vostre sorelle neri; quando vedete la vasta maggioranza dei venti milioni di vostri fratelli Negri soffocare nella gabbia ermetica della povertà in mezzo ad una ricca società; quando improvvisamente trovate la vostra lingua attorcigliata ed il vostro discorso balbettare mentre cercate di spiegare a vostra figlia di sei anni che lei non può andare al parco pubblico dei divertimenti che è stato appena pubblicizzato in televisione, e vedete le lacrime sgorgare dai suoi occhi quando dice che il parco dei divertimenti è chiuso ai bambini di colore, e vedete nuvole minacciose di inferiorità cominciare a formarsi nel suo piccolo cielo mentale, e vedete come cominci a distorcere la sua personalità sviluppando un’inconscia amarezza verso la gente bianca; quando dovete inventarvi una risposta per un figlio di cinque anni che chiede:”Papà, perché gli uomini bianchi trattano la gente di colore in modo così cattivo?”; quando prendete un noleggiatore e lo trovate necessario per dormire notte dopo notte negli angoli scomodi della vostra automobile perché nessun motel vi accetterà; quando siete umiliati giorno per giorno da continue osservazioni leggendo “bianchi” e “neri”; quando il tuo primo nome diventa “negro”, il tuo secondo nome diventa “ragazzo” (qualunque sia la tua età) ed il tuo ultimo nome diventa “John”, e le vostre mogli e madri non ricevono mai il titolo di “signora”; quando siete assillati di giorno e cacciati di notte per il fatto che siete un Negro e vivete costantemente in punta di piedi, senza sapere mai cosa aspettarsi dopo, e siete tormentati con paure interiori e risentimenti esterni; quando dovete combattere sempre un degenere senso di “essere nessuno” allora capirete perché troviamo difficile aspettare. Viene il momento in cui la coppa della pazienza si esaurisce e gli uomini non sono più disposti ad essere spinti nell’abisso della disperazione. Spero signori, che voi capiate la nostra legittima ed inevitabile impazienza.

Voi esprimete un grande senso di ansietà circa la nostra intenzione di non rispettare la legge. Questa è certamente una preoccupazione legittima. Poiché noi, così diligentemente, stimoliamo la gente ad obbedire alle decisioni della Corte Suprema del 1954 che ha dichiarato fuori legge la segregazione nelle scuole pubbliche, a prima vista può sembrare piuttosto paradossale per noi consci di non rispettare la legge. Una domanda possiamo ben fare:”Come si può non rispettare alcune leggi ed obbedire a delle altre?”. La risposta sta nel fatto che ci sono due tipi di leggi: giuste ed ingiuste.

Io sarei il primo a chiedere di obbedire alle leggi giuste. Uno ha una responsabilità non solo legale ma anche morale per obbedire a leggi giuste. Al contrario, uno ha la responsabilità morale di disobbedire a leggi ingiuste. Sono d’accordo con S. Agostino per cui:”Una legge ingiusta non è affatto una legge”. Ora qual è la differenza fra le due? Come si può determinare se una legge è giusta o ingiusta? Una legge giusta è un codice fatto dall’uomo che è coerente con la legge morale e la legge di Dio. Una legge ingiusta è un codice che non è in armonia con la legge morale. Per porla nei termini di S. Tommaso d’Aquino:”Una legge ingiusta è una legge umana che non trova radice nella legge eterna e nella legge naturale. Ogni legge che innalza la personalità umana è giusta. Ogni legge che degrada la personalità umana è ingiusta. Tutti gli statuti segregazionisti sono ingiusti perché la segregazione distorce l’anima e danneggia la personalità. Da al segregatore un falso senso di superiorità e al segregato un falso senso di inferiorità. La segregazione, per usare una terminologia del filosofo israeliano Martin Buber, sostituisce una relazione “io-esso” con una relazione “io-essi” e finisce col relegare le persone allo stato di cose. Dunque la segregazione non è solo politicamente, economicamente e socialmente discordante ma è moralmente sbagliata e peccaminosa. Paul Tillich ha detto che il peccato è separazione. Non è la segregazione una espressione esistenziale della tragica separazione degli uomini, la sua tremenda alienazione, la sua terribile peccaminosità? Così posso suggerire agli uomini di obbedire alla decisione della Suprema Corte del 1954 per la sua giustezza morale; e posso suggerire loro di disobbedire alle ordinanze segregative perché moralmente sbagliate. Consideriamo un esempio più concreto di leggi giuste ed ingiuste. Una legge ingiusta è un codice che un gruppo più forte o più numeroso obbliga un gruppo minoritario ad obbedire senza vincolare se stesso. Questa è una differenza resa legale. Allo stesso modo, una legge giusta è un codice che una maggioranza impone ad una minoranza e da prova di buona volontà nel seguirla essa stessa. Questa è parità legale.

Lasciatemi dare un’altra spiegazione. Una legge è ingiusta se inflitta ad una minoranza che come suo risultato vede negato il diritto al voto, e non partecipa all’emanazione o a concepire la legge stessa. Chi può dire che la legislatura dell’Alabama che istituisce quelle leggi segregazioniste degli stati è stata democraticamente eletta? In tutta l’Alabama tutte le specie di metodi contorti sono stati usati per prevenire il fatto che i Negri possano divenire votanti registrati, e ci sono paesi in cui, sebbene i Negri costituiscano la maggioranza della popolazione, non un singolo Negro è registrato. Può qualche legge essere emanata in circostanze considerabili strutturate democraticamente?

Qualche volta una legge è giusta in apparenza ma ingiusta nella sua applicazione. Per esempio sono stato arrestato durante una manifestazione non permessa. Ora, non c’è nulla di sbagliato nell’avere un’ordinanza che richieda il permesso per fare delle manifestazioni. Ma un’ordinanza diventa ingiusta quando viene usata per mantenere la segregazione e negare ai cittadini il privilegio del Primo Emendamento delle assemblee pacifiche e della protesta. Spero siate in grado di percepire la differenza che sto tentando di far emergere. Io sostengo che non ha senso eludere o resistere a una legge come vorrebbero i segregazionisti fanatici. Indurrebbe all’anarchia. Chi si oppone ad una legge ingiusta deve farlo apertamente, amorevolmente e con il buon proposito di accettarne la pena. Io penso che ogni individuo che non rispetti la legge che la sua coscienza gli dimostri ingiusta e chi di buon grado accetta la pena della prigione per svegliare la coscienza della comunità sulla sua ingiustizia, in realtà sta dimostrando il più alto rispetto per la giustizia. Naturalmente non c’è niente di nuovo su questo tipo di disobbedienza civile. Fu evidenziato sublimemente nel rifiuto di Shadrach, Mechach e Abednego di obbedire alle leggi di Nebuchadnezzar in ragione che una più alta legge morale fosse la vera questione di fondo. È stata praticata superbamente dai primi cristiani che erano di buon grado di fronte ai leoni affamati e allo straziante dolore dei blocchi instabili piuttosto che sottomettersi alle leggi ingiuste dell’Impero Romano. Accedere liberamente ad una laurea oggi è una realtà perché Socrate praticava la disobbedienza civile. Nella nostra nazione il Boston Tea Party rappresentò un grande atto di disobbedienza civile.

Non dovremmo mai dimenticare che tutto quello che Adolf Hitler fece in Germania fu “legale” e che tutto quello che fecero in Ungheria i combattenti ungheresi per la libertà fu “illegale”. Fu illegale l’aiuto ed il conforto agli ebrei nella Germania di Hitler.

E così, sono sicuro che se fossi vissuto in Germania a quel tempo avrei aiutato e confortato i miei fratelli ebrei. Se oggi vivessi nei paesi comunisti dove certi principi cari alla carità cristiana sono soppressi, avrei apertamente sostenuto la disobbedienza alle leggi antireligiose di quei paesi.

Devo farvi due oneste confessioni fratelli cristiani ed ebrei. Prima devo confessare che sopra i pochi ultimi anni passati sono stato in grave disaccordo con i bianchi moderati. Ho almeno raggiunto la deplorevole conclusione che il maggior ostacolo dei neri nel loro camminare a passi lunghi verso la libertà non è il White Citizen’s Counciler o il Ku Klux Klanner, ma i bianchi moderati che sono più legati all’ordine che alla giustizia. Chi preferisce una pace negativa che è l’assenza di tensione verso una pace positiva che è la presenza della giustizia; chi dice costantemente: “sono d’accordo con te verso l’obiettivo che stai perseguendo ma non sono d’accordo con te con i tuoi metodi di azione diretta”; chi paternalisticamente crede di poter definire una scala temporale per un’altra libertà degli uomini; chi vive col concetto mitico del tempo e chi costantemente avvisa il Negro di aspettare una “stagione più conveniente”. Una comprensione superficiale della gente di buona volontà è più frustrante della completa incomprensione della gente di cattiva volontà. La tiepida accettazione è molto più sconcertante di un aperto rifiuto. (D’altro canto si dice che l’inferno sia lastricato di buone intenzioni mai applicate!) Ho sperato che i bianchi moderati avessero capito che la legge e l’ordine esistono allo scopo di stabilire giustizia e che quando sbagliano in questo scopo diventano la diga così pericolosamente strutturata che blocca il flusso del progresso sociale. Ho sperato che i bianchi moderati avessero capito che l’attuale tensione del Sud è una fase di transizione necessaria da una disgustosa pace negativa, in cui il Negro accetta passivamente la sua ingiusta situazione, ad una pace solida e positiva in cui ogni uomo rispetterà la dignità ed il valore della personalità umana. Attualmente, noi che siamo impegnati in un’azione diretta non-violenta non siamo i creatori di questa tensione. Noi semplicemente portiamo in superficie la tensione nascosta che è già viva. Noi la portiamo all’aperto dove può essere vista e condivisa. Come qualcosa che raggiunge l’ebollizione e che non può essere più curato dal coperchio ma deve essere aperta con tutte le bruttezze delle medicine naturali dell’aria e della luce, l’ingiustizia deve esplodere con tutte le tensioni che la sua esplosione crea, alla luce della coscienza umana e all’aria della opinione nazionale prima che possa essere curata.

Nelle vostre dichiarazioni asserite che le nostre azioni, sebbene spesso pacifiste, devono essere condannate perché propedeutiche alla violenza. Ma è una asserzione logica? Non è questo come condannare un uomo rapinato perché il suo possesso di danaro è propedeutico all’atto diabolico della rapina? Non è come condannare Socrate perché il suo impegno a non rispondere che alla verità ed i suoi perché filosofici sono propedeutici all’azione sbagliata della popolazione che gli ha fatto bere la cicuta? Non è questo come condannare Gesù perché la sua unicità della conoscenza di Dio e la mai cessante devozione al volere di Dio sono propedeutici alla diabolica azione della crocifissione? Dobbiamo prendere atto che la corte federale ha coerentemente affermato che è sbagliato stimolare un individuo a far cessare il suo sforzo per raggiungere i suoi diritti costituzionali di base perché la cosa può essere propedeutica alla violenza. La società deve proteggere il rapinato e punire il rapinatore.

Ho anche sperato che i bianchi moderati avrebbero rigettato il mito del tempo in relazione alla lotta per la libertà. Ho appena ricevuto una lettera di un fratello bianco del Texas. Egli scrive:”Tutti i cristiani sanno che la gente di colore deve riceve eventualmente gli stessi diritti, ma è possibile che lei metta troppa fretta al senso religioso. La cristianità ha impiegato duemila anni per ottenere quello che ha. Gli insegnamenti di Cristo hanno bisogno di tempo per prendere piede.” Da cui prende piede l’atteggiamento di una tragica idea sbagliata del tempo per cui da questa estranea irrazionale nozione si deriva che ci sia qualcosa nel fluire del tempo che inevitabilmente curerà tutti i mali. Attualmente il tempo di per se stesso è neutrale; può essere usato sia in modo costruttivo che distruttivo. Più e più volte ho sentito che la gente di cattiva volontà ha usato il tempo molto più proficuamente che le persone di buona volontà. Questa generazione dovrà pentirsi non semplicemente per le odiose parole e le azioni della gente cattiva ma per lo spaventoso silenzio della gente buona. Il progresso umano non scorre sulle ruote dell’inevitabilità. Viene attraverso gli instancabili sforzi degli uomini disposti ad essere cooperatori con Dio, e senza questo duro lavoro, il tempo di per se stesso diventa un alleato delle forze della stagnazione sociale. Dobbiamo usare il tempo in modo costruttivo nella consapevolezza che il tempo è sempre maturo per fare bene. Ora è il tempo per rendere reale la promessa di democrazia e di trasformare la nostra elegia nazionale pendente in un creativo salmo di fratellanza. Ora è il tempo di far migrare la nostra politica nazionale dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della dignità umana.

Voi parlate delle nostre attività in Birmingham in modo estremo. Prima di tutto sono rimasto piuttosto deluso che dei fedeli ecclesiastici vedessero i miei sforzi non-violenti come quelli di un estremista. Ho cominciato a pensare sul fatto di essere tra due forze opposte nella comunità Negra. Una è una forza di compiacenza, fatta in parte di Negri che, come risultato di lunghi anni di oppressione, sono così depauperati di auto rispetto e senso di “se stessi” che si sono abituati alla segregazione; ed in altra piccola parte di Negri della classe media che, o perché laureati e benestanti, o perché in qualche modo approfittano della segregazione, sono diventati insensibili ai problemi delle masse. L’altra forza è amara ed odiata ed è stata ad un passo dal sostenere la violenza. È espressa nei vari gruppi nazionalisti neri che sono emersi per tutta la nazione, di cui il più grande ed il più conosciuto è il movimento di Eijah Muhammad’s Muslim. Nutrito dalla frustrazione del Negro sulla continua esistenza della discriminazione razziale, questo movimento è costruito da persone che hanno perso la fede nell’America, che hanno assolutamente ripudiato la cristianità, e che hanno concluso che l’uomo bianco è un incorreggibile “demonio”.

Ho provato a stare fra queste due forze dicendo che non abbiamo bisogno di emulare ne “il fare nullismo” del compiacente ne l’odio e la disparità del nazionalismo nero. C’è una più eccelsa strada dell’amore e della protesta non-violenta. Sono grato a Dio che, attraverso la chiesa del Negro, la strada della non-violenza diventi parte integrante della nostra lotta. In questa filosofia non è emersa, ma ora, molte strade del Sud, sono convinto, vorrebbero essere insanguinate. E sono convito per il futuro che se i nostri fratelli bianchi liquidassero come “provocatori canaglie” e “agitatori esterni” quelli di noi che impiegano l’azione diretta non-violenta, e se essi rifiutassero di sostenere i nostri sforzi non-violenti, milioni di Negri, frustrati e disperati, cercheranno consolazione e sicurezza nelle ideologie del nazionalismo nero – uno sviluppo che porterà inevitabilmente ad un pauroso incubo razziale. La gente oppressa non può rimanere oppressa per sempre. Il desiderio intenso per la libertà manifesta eventualmente se stessa ed è quello che è successo ai Negri americani. Qualcosa gli ha ricordato che il suo diritto di nascita è in libertà e qualcosa gli ha ricordato che può essere guadagnato. Consciamente o inconsciamente è stato messo in pari da Zeitgeist e con i suoi fratelli neri d’Africa e con i suoi fratelli scuri e gialli d’Asia. e del Sud America, il Negro degli Stati Uniti si sta muovendo con un senso di grande urgenza attraverso la terra promessa della giustizia razziale. Se uno riconosce questo impulso vitale che ha inghiottito la comunità Negra, uno dovrebbe prontamente capire perché stanno avendo luogo le dimostrazioni Apubbliche. Il Negro ha molti risentimenti repressi e frustrazioni latenti, e deve liberasene. Così lasciatelo marciare; lasciatelo pregare in pellegrinaggio verso il comune; lasciatelo andare sulle strade della libertà e provate a capire perché deve fare così. Se non si libera delle sue emozioni represse in modo non-violento egli cercherà risposte tra la violenza. Questa non è una minaccia ma un fatto storico. Così non ho detto alla mia gente:”Liberati del tuo di scontento”. Piuttosto ho provato a dire che questo normale e sano scontento può essere incanalato verso uno sbocco di azione diretta non-violenta. E ora questo approccio è definito estremista.

Ma benché fossi inizialmente deluso dall’essere definito estremista ho continuato a pensare alla questione e gradualmente ho guadagnato una misura di soddisfazione da quella etichetta. Non fu Gesù un estremista per amore:”ama i tuoi nemici, benedici coloro che ti maledicono, fa del bene a quelli che ti odiano e prega per quelli che ti usano e ti perseguitano.” Non fu Amos un estremista per giustizia:”lascia che la giustizia sgorghi come acqua e la rettitudine come un flusso senza fine”. Non fu Paolo un estremista del Vangelo cristiano:”Porto nel mio corpo i segni del nostro signore Gesù”. Non fu Martin luthero un estremista:”Qui rimango. Non posso fare altrimenti così aiutami o Dio”. E John Bunyan:”Starò in prigione e prima della fine dei miei giorni farò un macello della mia coscienza”. E Abramo Lincoln:”Questa nazione non può sopravvivere mezza schiava e mezza libera.” E Tommaso Jefferson:”Consideriamo queste verità evidenti di per se stesse che tutti gli uomini sono creati uguali”. Così la questione non è se siamo estremisti, ma che tipo di estremisti saremo. Saremo estremisti per odio o per amore? Saremo estremisti per la conservazione dell’ingiustizia o per l’estensione della giustizia? In quella drammatica scena sulla collina del Calvario tre uomini furono crocefissi. Non dobbiamo mai dimenticare che quei tre uomini furono crocefissi per lo stesso crimine – il crimine dell’estremismo.

Ho sperato che i bianchi moderati avessero visto questa necessità. Forse sono stato troppo ottimista; forse mi sono aspettato molto. Suppongo che avrei dovuto realizzare che pochi membri della razza oppressiva potessero capire i profondi lamenti e la passione del desiderio intenso della razza oppressa e che ancora meno avessero la visione di comprendere che l’ingiustizia deve essere spazzata via con forza, persistenza ed azione determinata. Sono riconoscente, tuttavia, ad alcuni dei nostri fratelli bianchi nel Sud che hanno compreso il senso di questa rivoluzione sociale e di essersi impegnati per essa. Sono ancora pochi quantitativamente, ma sono grandi in qualità. Alcuni – come Ralph McGill, Lillian Smith, Harry Golden, James McBride Dabbs, Ann Braden, e Sarah Patton Boyle – hanno scritto sulla nostra lotta in termini eloquenti e profetici. Altri hanno marciato con noi giù per le strade senza nome del Sud. Sono stati lasciati a languire in luride ed infestate prigioni soffrendo gli abusi e le brutalità dei poliziotti che li vedevano come “sporchi amici dei negri”. Non come molti dei loro fratelli e sorelle moderati essi hanno colto l’urgenza del momento ed il senso della necessità per un’”azione” potente antidoto per combattere la malattia della segregazione.

Lasciatemi annotare un’altra mia grande delusione. Sono rimasto fortemente deluso dalla chiesa dei bianchi e con i suoi capi. Naturalmente ci sono da notare alcune eccezioni. Non sono disattento sul fatto che ognuno di voi ha assunto posizioni significative su questo problema. Lodo voi reverendo Stallings per l’atteggiameAnto cristiano avuto lo scorso sabato, nel dare il benvenuto ai Negri nel vostro servizio di culto su basi non segregazioniste. Lodo i leader cattolici di questo stato per aver promosso l’integrazione allo Spring Hill College già diversi anni fa. Ma malgrado queste eccezioni degne di nota, devo onestamente reiterare che sono stato deluso dalla chiesa. Non dico questo come una di quelle critiche negative che possono sempre trovare qualcosa di sbagliato nella chiesa. Dico questo come ministro del Vangelo, che ama la chiesa; che è stato allevato nel suo seno; che è stato sostenuto dalla sua benedizione spirituale e che rimarrà fedele ad essa per tutta la durata del filo della vita.

Quando sono stato improvvisamente catapultato a capo della protesta dei bus di Montgomery, in Alabama, pochi anni fa, ho sentito che avrei voluto essere appoggiato dalla chiesa dei bianchi. Ho sentito che i sacerdoti bianchi, i ministri ed i rabbini del Sud sarebbero stati fra i nostri più forti alleati. Invece alcuni sono stati apertamente degli oppositori rifiutando di capire il movimento per la libertà disconoscendo i suoi leader rappresentativi.; molti altri sono stati più cauti che coraggiosi e sono rimasti in silenzio dietro l’anestetizzante sicurezza delle vetrate. A dispetto dei miei sogni distrutti, venni a Birmingham con la speranza che i capi religiosi bianchi di questa comunità avrebbero visto la giustezza della nostra causa e, con profondo impegno morale, avrebbero servito incanalando il nostro giusto risentimento che avrebbe potuto raggiungere una potente struttura. Io ho sperato che ognuno di voi avrebbe capito. Ma, di nuovo, sono rimasto deluso. Ho sentito numerosi leader religiosi del Sud ammonire i loro fedeli di conformarsi ad una decisione contro il segregazionismo perché è la legge, ma ho anche sentito dichiararAe dai sacerdoti bianchi :”Seguite questo decreto perché l’integrazione è moralmente giusta e perché il Negro è tuo fratello”.

In mezzo alla flagrante ingiustizia inflitta al Negro, ho visto sacerdoti bianchi stare in secondo piano e bocche pie inappropriate e frivolezze da bigotti. Nel mezzo di una forte lotta per sbarazzare la nostra nazione dell’ingiustizia economica e razziale, ho sentito molti sacerdoti dire: “Quelli sono problemi sociali con cui il Vangelo non ha implicazioni reali”. Ed ho visto molte chiese impegnare se stesse su questioni religiose completamente dell’altro mondo che trovava bizzarro una distinzione non biblica tra corpo e anima , tra sacro e secolare. Ho girato in lungo e largo l’Alabama, il Mississippi e tutti gli altri stati del Sud. Nei giorni soffocanti d’estate e nelle frizzanti mattine d’autunno ho visto le meravigliose chiese del Sud con le loro imponenti guglie che guardano verso il cielo. Ho scorso l’impressionante profilo dei loro massicci seminari. E su tutto ho trovato me stesso che chiedeva:”Che tipi di fedeli ci sono qui? Chi è il loro Dio? Dove erano le loro voci quando dalle labbra del Governatore Barnett colavano parole di interposizione e annullamento? Dove erano questi quando il Governatore Wallace lanciò una squillante chiamata a raccolta per sfida e odio? Dove erano le loro voci di sostegno quando uomini e donne Negri lividi e stanchi decisero di sollevarsi dalla buia prigione sotterranea della compiacenza alle colline luminose della protesta creativa?”. Si queste questioni sono ancora nella mia mente. Profondamente deluso ho pianto per il lassismo della chiesa. Ma state sicuri che le mie sono state lacrime d’amore. Non può esserci una profonda delusione senza un profondo amore. Si io amo la Chiesa. Come potrei altrimenti? Sono un pò nella posizione unica di esserne il figlio, il nipote ed il pro-nipote di preti. Si vedo la Chiesa come il corpo di Cristo. Ma oh! Quanto abbiamo macchiato e spaventato quel corpo a causa della negligenza sociale e la paura di essere non conformisti.

C’era un tempo in cui la Chiesa era molto potente – al tempo in cui i primi cristiani provavano diletto ad essere giudicati degni di soffrire per quello in cui credevano. A quei tempi non è che la Chiesa fosse veramente un termometro che segnasse le idee ed i principi della pubblica opinione; era il termostato che trasformava la maggior parte della società. Non appena i primi cristiani entravano in una città la gente potente veniva disturbata e immediatamente cercava di accusare i cristiani di essere “turbatori della pace” e “agitatori esterni”. Ma i cristiani accettavano nella convinzione di essere “una colonia del paradiso” chiamati ad obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.

Erano pochi di numero ma grandi per l’impegno. Erano troppo “intossicati di Dio” per essere “intimiditi astronomicamente”. Con il loro impegno e con il loro esempio misero fine a certe vecchie cattiverie come l’infanticidio ed i contesti gladiatoriali. Le cose ora sono diverse. Molto spesso la chiesa contemporanea è debole con una voce inefficace ed un suono incerto. Molto spesso è un gran difensore dello status quo. Lontana dall’essere disturbata dalla presenza della chiesa, la potente struttura della società media è consolata dal silenzio della chiesa – e spesso perfino dal rumore – che sanziona le cose così come esse sono. Ma il giudizio di Dio è sopra la chiesa come non mai prima. Se la chiesa di oggi non si riappropria dello spirito di sacrificio della prima chiesa, perderà la sua autenticità, perderà la fedeltà di milioni di credenti, e sarà dismessa come un qualsiasi club sociale senza rilevanza senza alcun significato per il ventesimo secolo. Ogni giorno incontro ragazzi che sono delusi dalla chiesa che li ha del tutto disgustati. Forse ancora una volta sono stato troppo ottimista. La religione è organizzata per fare inestricabilmente da confine allo status quo al fine di salvare la nostra nazione ed il mondo? Forse devo indirizzare la mia fede verso l’interno di una chiesa spirituale, una chiesa nella chiesa, come la vera ecclesia e la speranza del mondo. Ma di nuovo sono grato a Dio che qualche nobile anima dalle fila della chiesa organizzata ha spezzato le paralizzanti catene della conformità e abbracciato noi come partner attivi nella battaglia per la libertà. Hanno lasciato le loro sicure congregazioni e percorso le strade di Albany, nella Georgia, con noi. Sono andati giù per l’autostrada del Sud in tortuosi giri per la libertà. Si sono venuti in prigione con noi. Alcuni sono stati allontanati dalle loro chiese, hanno perso l’appoggio dei loro vescovi e dei loro fedeli sacerdoti. Ma hanno dimostrato con la fede che il diritto difeso è più forte della cattiveria trionfante. La loro testimonianza è stata il sale spirituale che ha conservato il vero significato del Vangelo in questi tempi difficili. Hanno scavato un tunnel di speranza nella buia montagna della delusione. Io spero che la chiesa nel suo insieme voglia cogliere la sfida di queste ore decisive. Ma anche se la chiesa non viene in aiuto della giustizia, non devo disperare circa il futuro. Non temo l’esito della nostra lotta in Birmingham anche se le nostre motivazioni non sono comprese al momento. Raggiungeremo l’obiettivo di libertà a Birmingham ed in tutta la nazione, perché l’obiettivo dell’America è la libertà. Benché noi possiamo essere abusati e disprezzati, il nostro destino e legato al destino dell’America. Prima che i padri fondatori fossero a Plymouth, noi eravamo qui. Prima che la penna di Jefferson tracciasse le parole grandiose della Dichiarazione d’Indipendenza attraverso le pagine della storia, noi eravamo qui. Per più di duecento anni i nostri antenati hanno lavorato in questo paese senza salario; produssero cotone; costruirono le case dei loro padroni mentre soffrivano grossolane ingiustizie e vergognose umiliazioni e grazie alla loro vitalità senza limiti essi continuano a crescere e svilupparsi. Se la inesprimibile crudeltà della schiavitù non ha potuto fermarci l’opposizione che abbiamo oggi di fronte fallirà sicuramente. Noi vinceremo la nostra libertà perché la sacra eredità della nostra nazione e l’eterna volontà di Dio sono racchiuse nell’eco delle nostre richieste.

Prima di chiudere sento impellente menzionare un altro punto delle vostre dichiarazioni che mi ha turbato profondamente. Avete vivamente raccomandato alle forze di polizia di Birmingham di mantenere l’”ordine” e “prevenire la violenza”. Io dubito che voi vi sareste così vivamente raccomandati alle forze di polizia se aveste visto i loro cani affondare i loro denti nella carne di Negri disarmati e non-violenti. Io dubito che voi avreste così velocemente raccomandato i poliziotti se aveste osservato i loro brutti e inumani trattamenti riservati ai Negri qui nelle prigioni di questa città; se li aveste visti spingere e maledire vecchie donne e ragazze Negre; se li aveste visti schiaffeggiare e prendere a calci vecchi e ragazzi Negri; se li aveste osservati, come hanno fatto in due occasioni, rifiutare di darci del cibo perché volevamo cantare il nostro grazie insieme. Non posso essere con voi nel fare le lodi del dipartimento di polizia di Birmingham. È vero che la polizia abbia esercitato un certo grado di durezza nel trattare i dimostranti. In questo senso si sono comportati da “non-violenti” in pubblico. Ma per quale scopo? Per conservare il cattivo sistema della segregazione. Dopo gli ultimi cinque anni ho veramente pregato che la non-violenza richiedesse che i mezzi da noi usati fossero tanto puri quanto i fini che volevamo raggiungere.

Ho provato a chiarire che è sbagliato usare mezzi immorali per ottenere fini morali. Ma ora devo affermare che è giusto il contrario, o forse sempre più così, che si usano mezzi morali per preservare fini immorali. Forse il signor Condor ed i suoi poliziotti sono stati piuttosto nonviolenti in pubblico, come lo era il Capo Pritchett ad Albany, in Georgia, ma hanno usato mezzi morali nonviolenti per mantenere il fine immorale della ingiustizia razziale. Come T.S. Eliot ha detto:” L’ultima tentazione è il più grande tradimento: fare l’atto giusto per la ragione sbagliata”.

Spero abbiate lodato i Negri che hanno praticato il sit-in ed i dimostranti di Birmingham per il loro sublime coraggio, l’aver accettato di buon grado la sofferenza e la loro sorprendente rettitudine nel mezzo della provocazione. Un giorno il Sud riconoscerà i suoi veri eroi. Essi saranno i James Merediths con il nobile senso dello scopo che li rende capaci di urlare in faccia, di essere folla ostile, e con l’agonizzante solitudine che caratterizza la vita dei pionieri. Essi saranno Negri vecchi, oppressi e maltrattati simboleggiati da una donna settantaduenne di Montgomery, Alabama, che sta su, con un senso di dignità, e con la sua gente decisa a non usare i bus della segregazione e che risponde in modo sgrammaticato a chi gli chiede della sua stanchezza:”I miei piedi è stanco ma la mia anima è a riposo”.

Saranno i giovani studenti delle scuole superiori e dei college, i giovani sacerdoti del Vangelo ed una schiera dei più anziani, coraggiosamente e pacificamente seduti agli sportelli del self-service che accettano di buon grado di andare in prigione per amore di coscienza. Un giorno il Sud conoscerà che quando questi ragazzi di Dio diseredati faranno il sit-in agli sportelli del self-service, in realtà essi staranno in piedi per il meglio del sogno americano e per i valori più sacri della nostra eredità giudaico-cristiana, portando così la nostra nazione indietro a quei grandi valori di democrazia che furono così profondamente scavati dai padri fondatori nella loro formulazione della Costituzione e della Dichiarazione d’Indipendenza.

Mai prima d’ora ho scritto una lettera così lunga. Ho paura di aver abusato troppo del vostro tempo prezioso. Vi assicuro che avrei voluto essere più breve se avessi potuto scrivere su un tavolo più confortevole, ma cos’altro può fare uno quando è da solo in una scura cella della prigione, se non scrivere lunghe lettere, pensare lunghi pensieri e pregare lunghe preghiere? Se ho detto qualcosa in questa lettera che esagera la verità ed indica una irragionevole impazienza, vi prego di dimenticarmi. Se ho detto qualcosa che sminuisce la verità e indica che la mia capacità ad avere pazienza mi consente di appianare ogni cosa meno che la fratellanza, prego Dio di dimenticarmi.

Spero che questa mia lettera vi trovi forti nella fede. Spero anche che le circostanze rendano presto possibile un incontro con ciascuno di voi non in veste di integrazionista o di leader dei diritti civili ma come un fedele membro del clero ed un fratello cristiano. Speriamo tutti che il buio delle nubi del pregiudizio razziale passi al più presto e che la fitta nebbia dell’incomprensione venga lasciata fuori dalle nostre comunità già impregnate di paura, e che in qualche non distante domani le stelle radianti della fratellanza e dell’amore risplendano sulla nostra grande nazione con tutta la loro scintillante bellezza.

Vostro per la causa della Pace e della Fratellanza
Martin luther King Jr.

(Domenica, 16 giugno 2019)

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