In questo tempo doloroso nel quale piangiamo i nostri fratelli che hanno perso la vita nel mare di Lampedusa, vogliamo proporre la lettura del documento profetico con il quale la nostra Diocesi, in collaborazione con la Commissione Giiustizia, Pace e Salvaguardia del creato, lanciò l'iniziativa, promossa da Mons. Antonio Cantisani, per la raccolta firme contro la Bossi-Fini. A più di 11 anni di distanza la sua attualità ci chiama alla riflessione e all'impegno perchè maturino tempi nuovi di speranza, accoglienza, solidarietà e giustizia.



Manifesto della Chiesa di Catanzaro-Squillace *

Nessun uomo è “clandestino”!

-dalla parte dei più deboli-


Sentiamo

nel nostro essere Chiesa di Catanzaro-Squillace di non poter rinunciare a porre la persona umana al centro del nostro pensare e del nostro agire.

Riteniamo

che in ogni intervento delle istituzioni non si possa prescindere da atteggiamenti di carità e da principi di solidarietà che animano il messaggio evangelico e sono, tra l'altro, presenti nella Costituzione italiana.

 

Noi cristiani, impegnandoci nell'aiuto e nella difesa dei più deboli per la costruzione di un mondo di pace e giustizia, fondato sul riconoscimento e l'accoglienza della diversità, nella consapevolezza che l'altro è dentro di noi,

Rifiutiamo

la logica predominante dell'emergenza e dell'insicurezza sociale che, volendo ottenere un consenso politico basato sulle paure e sugli egoismi dell'animo umano, impone una legislazione che viola i principi di solidarietà e i diritti umani.

Esprimiamo

il nostro forte dissenso rispetto ad alcuni percorsi legislativi intrapresi.

 

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“Poi Iddio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza...” (Gn 1,26)

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi...” (Gv 1,14-15)

Dio, il fautore della creazione dell’uomo che si rinnova ogni momento, si è incarnato nella storia ad immagine della sua creatura di cui è talmente innamorato da prenderne le sembianze.

Se Dio stesso ha elevato l’uomo a massima dignità eleggendolo a tempio del suo Spirito, di conseguenza anche la Chiesa e la cultura cristiana hanno riconosciuto da sempre la sacralità della persona e dei valori che essa rappresenta.

Sentiamo, quindi, anche noi, nel nostro essere Chiesa di Catanzaro-Squillace, di non poter rinunciare a porre la persona umana al centro del nostro pensare e del nostro agire, quale parametro fondamentale delle nostre scelte di vita.

La stessa cultura laica, del resto, ha maturato nel tempo un’attenzione specifica per la dignità della persona intesa come dignità del singolo uomo, riconoscendovi un imprescindibile valore di riferimento della propria caratterizzazione socio-politica.

Anche la Costituzione della Repubblica Italiana, infine, esordisce riconoscendo l’inviolabilità dei diritti umani fondamentali (art. 2) e si impegna a favorire il pieno sviluppo della persona umana (art. 3).

 

 

“...ero forestiero e mi avete ospitato...” (Mt 25,35)

“In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (Mt 25,40)

All’inizio di questo nuovo millennio non possiamo sentirci indifferenti rispetto a questo invito evangelico che impone alla Chiesa e a tutti i credenti un’opzione preferenziale per i Poveri, nei quali si riconosce la presenza di Cristo. Dobbiamo assumerci un impegno di amore concreto verso ogni essere umano (...) nessuno può essere escluso dal nostro amore (Novo Millennio Ineunte). Il Papa, oggi come in passato, ci invita ad essere i testimoni dell’amore di Dio in questo mondo. Non possiamo, quindi, prescindere da una riflessione che poggi le proprie certezze sul valore assoluto della dignità della persona, la cui centralità non postula certo il suo predominio sul creato né la sopraffazione dei propri simili, quanto piuttosto l’essere espressione di quell’amore che ha ricevuto da Cristo.

Essa, perciò, corrisponde al rispetto dell’uomo nella sua totalità, in quanto creatura d’amare, soggetto portatore di diritti naturali che in nessun modo dovrebbero essere calpestati.

“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10, 8)

“Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questo” (Mc 12,31)

“Ma quegli (…) disse a Gesù: Chi è il mio prossimo? … Gesù riprese: Un uomo scendeva da Gerusalemme…” (Lc 10,29-30)

La carità ci fa aderire pienamente al mistero di Cristo e fa sì che ognuno si faccia prossimo dell’altro. “Tutti i cristiani, in forza del battesimo che li unisce al Verbo diventato uomo per noi e per la nostra salvezza, siano chiamati a farsi prossimi agli uomini e alle donne che vivono situazioni di frontiera: i malati e i sofferenti, i poveri, gli immigrati, le tante persone che faticano a trovare ragione per vivere e sono sull’orlo della disperazione (…) Il cristiano, sull’esempio di Gesù, buon “Samaritano”, non si domanda chi è il suo prossimo, ma si fa egli stesso prossimo all’altro, entrando in un rapporto fraterno con lui, riconoscendo e amando in lui il volto di Cristo che ha voluto identificarsi con i fratelli più piccoli.” (“Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia” – Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il primo decennio del Duemila).

Riteniamo dunque che in ogni intervento delle istituzioni, nel loro impegno politico e sociale non si possa prescindere da questi atteggiamenti di carità e dai principi di solidarietà che animano non solo il messaggio evangelico, ma altresì lo spirito della nostra Costituzione.

L’impegno dei cristiani deve essere rivolto all’aiuto e alla difesa dei più deboli per la costruzione di un mondo di pace e giustizia, fondato sul riconoscimento e l’accoglienza della diversità, nella consapevolezza che l’altro è dentro di noi, perché anche nell’Altro o nel Diverso noi possiamo in qualche modo incontrare noi stessi.

“Il Signore disse ad Abramo: Parti dal tuo paese…” (Gn 12,1)

“Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione” (Lc 10,33)

“Andate dunque…” (Mt 28,19)

Il tema del viaggio ricorre frequentemente nel racconto biblico.

Il popolo di Dio è stato duramente provato dalla fatica dell’esodo, dalla schiavitù, dalle molte paure e incertezze che sempre si frappongono al raggiungimento di una meta lontana, quasi impossibile. Siamo chiamati, da cristiani, a riconoscere la stessa fatica nei tanti volti disperati che bussano alla nostra porta, dopo aver dolorosamente abbandonato le proprie case e i propri affetti; siamo chiamati alla stessa compassione del Samaritano, che così si fa prossimo del fratello bisognoso incontrato per caso. Va’ e anche tu fa’ lo stesso, raccomanda Gesù a chi lo interroga. 

Ma il viaggio, per il cristiano, è qualcosa di più che una memoria storica o l’occasione per un gesto caritatevole: non è solo viaggio “subìto”. Esso rappresenta piuttosto una specifica vocazione, individuale e collettiva, nella consapevolezza che la Buona Novella si fa incontro all’uomo, e lo cerca. Il cristiano, allora, è chiamato a muovere i propri passi verso Dio, camminando lungo i sentieri della Parola, e contemporaneamente ad essere “testimone dinamico” del messaggio evangelico verso gli altri uomini. La Chiesa stessa è, infine, un “popolo in cammino”.

Non possiamo pertanto accettare l’invito ad asserragliarci nelle nostre fortezze socio-culturali, a chiuderci all’interno dei nostri recinti per difendere gelosamente la nostra ricchezza e la nostra sicurezza: il Vangelo ci chiama ad andare per le strade del mondo, senza mantello né bisaccia, per moltiplicare la fame di verità e giustizia e dividere il pane ricevuto. Noi sfidiamo il mondo che si arrocca nel proprio villaggio per convincerlo ad aprire le porte a Cristo! 

 Nella società attuale il valore della persona umana è sacrificato alle esigenze dell’economia. La capacità produttiva dell’individuo svilisce la sua dimensione spirituale; gli interessi e i bisogni dello Stato sono sistematicamente anteposti al bene dell’uomo; i soggetti più indifesi, per sesso, razza, età, condizioni personali e sociali, sono sempre più discriminati e marginalizzati. Il messaggio che penetra nelle coscienze riguarda la necessità di assicurare l’ordine, garantire la sicurezza e difendere il territorio, nell’ottica del miglioramento dell’economia pubblica. Oggi l'equazione che si vuole fare passare è ordine pubblico/sicurezza, sostenendo che l'unica possibilità di "vita serena" consiste nel garantire l'ordine costituito attraverso un'attività di repressione e la difesa della propria appartenenza al territorio, per conservare, quindi, i "privilegi" della propria società sacrificando diritti umani fondamentali. A livello locale, governativo e internazionale si vorrebbe sostenere la tesi per cui esiste una "società dei giusti" che non deve essere contaminata e resa debole da chi è diverso; si considera l'uomo solo come uno strumento di produzione senza guardare ai suoi bisogni e valori di natura esistenziale.

Alla parola d'ordine "State attenti..." (che genera più paure e insicurezza sociale) vogliamo sostituire l'invito di Giovanni Paolo II: "Non abbiate paura di essere i Santi del nuovo millennio!"

In queste condizioni s’intende con forza rinnovare l’impegno di laici cristiani, ribadendo, in accoglimento degli inviti rivolti dal Papa e dai Vescovi nei documenti della Chiesa universale e locale, la necessità di:

-      riconoscere ad ogni uomo il diritto alla vita, al lavoro e tutti i diritti che favoriscono il pieno sviluppo della persona umana;

-       costruire una società in cui la diversità diventi occasione di arricchimento reciproco (art. 176 del Sinodo Diocesano);

-       rispondere alla cultura dell’ “emergenza” con la cultura della solidarietà e della speranza.

E’ indispensabile, quindi, esprimere il rifiuto più netto e deciso per le scelte politiche e sociali che traspaiono da alcune iniziative legislative, come quelle sull’immigrazione (il Disegno di legge Bossi – Fini, ormai approvato dal Parlamento), sulla riforma del processo minorile (Ddl Cdm 1/3/2002) e per la modificazione della L.185 del 1990 sul commercio delle armi (Disegno di legge n.1927), che spingono la società verso una presenza più oppressiva del potere pubblico, un restringimento delle libertà individuali ed il ridimensionamento del significato più autentico del valore della persona umana.

Alla luce delle parole di Don Milani: “Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno. Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori”, la Chiesa di Catanzaro – Squillace si fa promotrice di una iniziativa pubblica per la raccolta di firme contro i disegni di legge sopra indicati, da trasmettere a tutte le sedi politiche competenti e da utilizzare quale supporto ad analoghe iniziative già avviate.

Catanzaro, 16 luglio 2002

Festa di San Vitaliano



* Iniziativa promossa dagli Uffici Diocesani: Pastorale del Lavoro, Commissione Giustizia e Pace, Pastorale Giovanile, Gruppo Sentinelle del Mattino, Caritas Diocesana, Missionario, Migrantes.

(Martedì, 8 ottobre 2013)

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